Le Grotte del Cavallone sono di origine carsica e si sviluppano per più di due chilometri nel cuore della Maiella; tra i comuni di Taranta Peligna e Fara San Martino. L’ interno delle grotte si divide in una galleria principale e tre diramazioni secondarie. Le concrezioni danno vita ad uno spettacolo sotterraneo di straordinaria bellezza.
Una volta raggiunto l’ ingresso della cestovia che sale dai 760 MT ai 1388 in circa 20 minuti si raggiunge località Colle Rotondo dalla quale parte il sentiero costituito in maggior parte da scalini per raggiungere l’ingresso della grotta.
All’ interno le sale createsi con il tempo danno vita a spettacoli davvero stupefacenti.
La temperatura si mantiene costante per tutto l’ anno a 10 gradi con un’ umidità che raggiunge il 95% tanto da restare costantemente bagnata .
Si narra che nel territorio di Taranta Peligna, sembra che alcune fate abruzzesi, abitassero all’interno della Grotta della Figlia di Iorio (così chiamata successivamente da Gabriele D’Annunzio). Esse volavano tutti i giorni sui paesi che sorgevano nel territorio della Majella, dispensando doni e a volte anche dispetti. Guardavano con occhi amorevoli le vite degli esseri umani, guidando spesso le loro azioni attraverso sogni premonitori o fortunose scoperte di preziosi. Accadde però che un giorno, i continui interventi delle fate irritarono le divinità che regolavano il destino degli stessi. Così, queste, decisero malvagiamente di punirle, chiudendo con una frana, l’ingresso della grotta dove le magiche creature dimoravano con una frana. Secondo la leggenda, solo alcune di loro riuscirono a salvarsi. Ancora oggi, chi entra nella Grotta del Cavallone, può udire il lamento delle fate rinchiuse nell’antro che lentamente si trasforma in un melodioso e struggente canto.
Una variante della leggenda narra che le fate che abitavano in una fenditura della Majella, avrebbero fatto irritare san Martino (patrono del paese di Fara) con continui dispetti. Il santo per far cessare le loro incursioni in paese, chiuse l’ingresso della grotta con dei massi che si staccarono improvvisamente dalla montagna.
La storia invece ci racconta la drammatica distruzione a seguito della seconda guerra mondiale della cittadina di Taranta Peligna,i cittadini in fuga trovarono riparo nella grotta del Cavallone e riuscirono a sopravvivere al rigido inverno grazie alla temperatura costante all’ interno della grotta e alla sua posizione strategica e difficile da raggiungere.
Oggi grazie ad Antonello e Maria le abbiamo visitate, giudicate voi se vale la pena visitare le grotte più alte d’Europa con i suoi 1475 MT sul livello del mare.
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