Oggi iniziano le feste più sentite del mio paese, Montorio nei Frentani.
Sono giorni speciali, preceduti quest’anno da un evento straordinario: l’ostensione del corpo santo di San Costanzo Martire, il nostro patrono.
Oggi è la giornata di Sant’Antonio, e domani si festeggia San Costanzo.
Io purtroppo non potrò essere presente, per cause più grandi di me, ma la distanza fisica non cancella la presenza nel cuore.
Il ricordo è vivido, tangibile. E si fa ancora più forte pensando che l’ultima volta che ho vissuto San Costanzo dal vivo era nel 2016. In quell’occasione scattai un piccolo reportage fotografico. C’erano tante persone, volti amici, alcuni dei quali oggi non ci saranno più. Ma dentro quelle foto, e dentro di me, restano per sempre.
I miei ricordi però vanno ancora più indietro, agli anni dell’infanzia.
Quando il primo botto delle 7 del mattino era la nostra sveglia non ufficiale.
Poi passava la banda per le strade del paese, guidata dal mitico Nino Adovasio, con in mano il suo inseparabile “quaderno nero” e una penna Bic: annotava le offerte “a quesct” che qualcuno ancora non aveva fatto.
Ricordo gli odori, la gente vestita a festa, il sugo che bolliva in cucina, mia madre che ci sollecitava a prepararci in fretta per non far tardi alla Messa, mentre mio padre si prendeva tutto il tempo del mondo con l’Unità, il Manifesto e – se giocava il Napoli – anche il Corriere dello Sport.
Ricordo la voce dei venditori: “’U ‘ncllar!”, “’A schpecie!”, sapori unici di un tempo che sembra lontano eppure è qui, dentro.
Il marocchino con la sua bancarella colorata, la giostra vicino alla farmacia, mia nonna che era già stata alla Messa delle 7 e aveva acceso le candele per tutti.
E mi ricordo la prima volta che suonai le campanelle della chiesa del Carmine. Era un rito di passaggio, una sorta di gavetta sacra prima di arrivare al gruppo dei “grandi”, quelli che manovravano la campana grande, quella che risuonava in tutto il paese.
Eravamo lassù, sul campanile, io e i miei amici, con l’emozione che ci faceva tremare le mani, ma anche con il cuore gonfio di orgoglio.
E poi il coro che cantava a squarciagola:
“Oh San Costanzo, gloria canta Montorio a te…”
Ogni nota ancora mi vibra dentro.
Sono ricordi indelebili, come l’odore del legno delle statue dei Santi, un profumo antico, misto a cera, incenso e fede. Un odore che non si dimentica più.
E poi le serate.
Quelle magiche, con i concerti sotto le stelle: Rita Pavone, Bobby Solo, Rosanna Fratello, Orietta Berti… e oggi un altro grande nome si aggiunge a quel firmamento: Eugenio Bennato, con i suoi suoni che profumano di Sud e di memoria.
Parlare di ogni anno, di ogni edizione, sarebbe un romanzo a sé.
Forse un giorno lo scriverò. Forse lo farò davvero.
Oggi voglio solo mandare un abbraccio sincero a tutti i Montoriesi presenti, a quelli lontani come me ma con il cuore pieno di queste giornate, a chi c’era e non c’è più, a chi porterà avanti la festa anche domani.
Mi mancate.
E l’amore che provo per voi, per Montorio, per queste radici… è smisurato.
2 Comments
Marinella
11 Giugno 2025 at 14:21Sei un cugino con un grande cuore e amore per la tua terra che ti contraddistingue!mi hai commosso nel leggere queste tue parole semplici che sanno di unicità!♥️tua cugina Marinella
ilponte
12 Giugno 2025 at 10:44Tu sei di parte ma grazie mille!