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Ciò che siamo stati

Mi capita spesso, ultimamente, nei miei ritorni montoriesi, o quando si pubblicano sui social video di repertorio, di pensare alle mille manifestazioni e momenti di spettacolo, di cultura, di divertimento che un piccolo paese come Montorio è stato capace di produrre per decenni, quasi incontrastato, sulla scena “pubblica” molisana.

Ero piccola quando già assistevo all’organizzazione della Sagra delle Tolle da parte dei miei geni-tori con i loro amici (Nicolino Consolo, appunto Michelino Greco, Federicuccio e Mariolina Pappalardi, Mena Bucci, Guido Vincelli, Gianni Castaldi) serate a fare conti, discutere e a programmare, o quando andavo con loro, letteralmente per campagne, a cercare le Tolle.

Le serate con cantanti in voga a quei tempi, Dori Ghezzi, Ombretta Colli, I Nuovi Angeli.

E poi le gare podistiche, con Raffaele Ruocco come organizzatore, le biciclette, i tornei di calcio con la presenza di arbitri nazionali come Michelotti, Gonella e Trinchieri e ovviamente Gianni Castaldi con suo fratello Peppino.

Le strade si riempivano di gente, macchine, visitatori, tutti ammirati dalla capacità organizzativa dei quel piccolo centro molisano.

Per la mia generazione il debutto sulla scena è stata sicuramente la cerimonia di consacrazione al sacerdozio di Don Fernando Manna.

Preparammo un recital con canzoni bellissime ed intense, con le voci più belle di Montorio, vestiti tutti uguali, in jeans e maglietta bianca, facemmo da cornice ad uno degli eventi più belli e toccanti che la nostra comunità abbia mai vissuto.

Passavamo interi pomeriggi in chiesa a fare le prove, il canto, il coro, i movimenti da fare, tutti insieme.

Quanta felicità, quanto divertimento…e i genitori sereni di sapere i figli in un luogo protetto e sicuro.

Mi capitò in quella occasione di sentire i complimenti che un parroco di Larino rivolse a Don Remo sul nostro entusiasmo, il nostro lavoro, la nostra volontà, con una punta di invidia per non avere una comunità altrettanto viva, attiva, volenterosa.

Poi c’è stata l’era del Gruppo Mons Aureus, la definirei l’epoca d’oro.

Per la mia generazione quel periodo, in cui il Gruppo Mons Aureus imperversava in lungo ed in largo, senza dubbio ha rappresentato il momento più alto di identità comunitaria, di appartenenza ad una cultura, ad una radice che legava tutti in un unico destino, un unico intento, un unico fine.

Le canzoni scritte da Francesco Fasciano (Franceschin u prevt), le musiche del mandolino del maestro De Simone (Bccherin), i passi di danza preparati e suggeriti da Antonio Molino, la supervisione vigile e severa di Mena Bucci, e poi l’energia , la gioia, la fierezza di tanti giovani che riuscivano ad interpretare sentimenti e passioni , che sicuramente non avevano mai vissuto in prima persona, ma che erano riusciti a fare propri, e trasmettevano con lo stesso trasporto e amore di quella platea che ora era li ad ascoltare e a sciogliersi in ricordi e spesso in tante lacrime.

Il fenomeno del Gruppo Mons Aureus ha riportato alla luce strumenti di lavoro, luoghi, usanze, tradizioni, indumenti, che per i giovani erano sconosciuti, e ha creato quell’alchimia che non sempre è facile creare, quell’empatia tra vecchio e nuovo, tra tradizione e modernità, tra passato e futuro che credo sia stato il segreto del successo di quegli anni.

Va aggiunta una totale abnegazione alla causa: niente era più importante delle prove, delle scenografie da montare, del materiale da reperire.

Ci sono stati anni in cui, benché adolescenti in piena estate, ci si svegliava alle 5 di mattina mai lamentandoci e anzi ben contenti di tanta condivisione.

E poi gli anni delle Cacce al Tesoro, dei Giochi a squadra, dei costumi a tema per la sfilata di Car-nevale, dei Musical a tema religioso: ci stancavamo tantissimo, spesso ci indebitavamo, ma il fine ultimo era sempre più importante di tutto, la comunità, lo stare insieme, divertirci…non arrenderci allo spopolamento già in atto, a combattere, a modo nostro, con tutte le nostre forze.

Non so se è qualcosa tipico solo dei piccoli paesi come Montorio, ma noi non abbiamo mai avuto l’esigenza di andare in vacanza in estate fuori da Montorio. No, non si usava.

Al mare si tutte le mattine, con il pullman, ad alimentare fieri la leggenda dei Bagnanti Di Monto-rio, ma poi le nostre Rimini o Riccione, erano il muretto, la villa, il campetto, il bar di Enzo, e feste di paese, la banda, le sagre.

Aspettavamo un intero inverno per vivere intensamente quei tre mesi d’estate e niente e nessuno avrebbe potuto farci volere diversamente.

Montorio è stato capace di esprimere anche la pop band King Group.

Da un esperimento di ragazzini compagni di scuola , amanti della musica e che suonavano in un garage, all’esperienza di produrre addirittura un 45 giri. Quest’anno ne ricorrono i 40 anni!!!

Per un anno anche io ho fatto parte di questa avventura , sostituendo alle tastiere Roberto Pierini di Roma (il nipote da Caftter) . Mi sono unita agli altri componenti della band: Michele Liguori e Antonio Bucci alle chitarre, Peppino Manna al basso, Niki Paulozza alla batteria, Lucia Greco voce solista e mia sorella Antonella ai cori.

Era il 1985.

Una tourné zeppa di piazze molisane in cui suonare, sotto la supervisione attenta del Capo King Costanzo Petrella (autore dei testi che vennero poi incisi con il 45 giri: Non sarai tu e Buffone per 3 minuti) e con un gruppo di fedelissimi fans che mettevano a disposizione le macchine, il lavoro per caricare, scaricare, montare, smontare gli strumenti (primo tra tutti Lino Raimondo).

Siamo addirittura arrivati a suonare all’apertura del concerto di Franco Battiato a Trivento !

Ogni tanto la nostalgia affiora, per quei tempi in cui giovani ed instancabili ci cimentavamo in ogni impresa, per quello che con poco eravamo capaci di realizzare , del senso di orgoglio che guidava ogni nostra azione, e della fama che Montorio poteva vantare.

La malinconia però poi cede il posto ad un sorriso che si disegna sulle labbra e nel cuore, la consapevolezza di aver vissuto una giovinezza ricca di condivisione, di appartenenza , di amicizie e spensieratezza.

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