D’estate Montorio è come una piccola isola, naturalmente intendo non in senso geografico ma identificativo. Un’ isola che si raggiunge facilmente e non per via mare ma per via terra s’intende. Infatti arrivano in paese da molte parti del mondo e la comunità si trasforma in un villaggio globale. Un punto multietnico dove è possibile sentir parlare molte lingue e confrontarsi con molte culture diverse. Non si arriva a Montorio attraverso circuiti turistici internazionali ma per contatti parentali o per il passaparola e vi si ritorna ogni anno per l’accoglienza umana ricevuta, per la serenità di vita vissuta, difficile da trovare in altri posti, per la bell’aria pulita e fresca che si può respirare, per l’acqua di sorgente che si può bere, per il cibo di ottima qualità che spesso viene consumato presso le famiglie del posto che hanno piacere di ospitare e di creare amicizie e relazioni che durano anni. Proprio come in un’isola a Montorio bisogna alzarsi presto per godere dell’alba che spunta a sorpresa dal mare adriatico e diventa un’orchestra di suoni di campagna, di colori che si mescolano nell’orizzonte marino per rendere più visibili le Isole Tremiti e il Lago di Lesina che riflettendo le prime luci dell’alba mandano il giorno in paese. Appaiono poi come luci di Natale numerosissimi paesini che diventano paesaggio godibile attraverso un profondo respiro che inala tutta l’aria marina e quella collinare e scuote nelle profondità sentimenti di lode e di amore per il creato. Montorio che abbiamo definito una piccola isola non ha tantissime cose: una bella chiesa, un ristorante, un bar, una piazzetta la residenza di tutti, dove ci si scambiano tantissime strette di mano, lunghi abbracci e commoventi racconti che diventano storia in pochi minuti.
Nelle ore centrali della giornata il sacro pranzo familiare determinante motivo di ritorno. Un pranzo che diventa una vera e propria operetta; voci dai toni contrastanti, acuti femminili squillanti, voci maschili appagate che donano serenità e fiducia ai bambini che svolazzano come rondini festose. Si alzano e poi si posano sulla tavola i piatti gustosissimi della tradizione accolti con applausi festosi di ringraziamento. La tavola a poco a poco si trasforma in una cattedra di insegnamenti dove forti sono le esperienze vissute e raccontate con forte passione che spesso producono lacrime e segnano l’idilliaco quadretto familiare che si stampa nel cuore.
E… poi l’atmosfera del tramonto. Il sole che quasi controvoglia cala sui colli San Michele e cede la sua luce rossastra alle luci della festa quotidiana che caratterizza l’estate montoriese. La piazzetta si riempie a poco a poco di gente elegante e profumata che muove i primi passi in cerca di un incontro gradito o di un posto privilegiato per l’osservazione. Arrivano i primi suoni di piccole orchestre o di famose bande che rendono un sogno quello che in realtà si sta vivendo. Le serate estive sono lunghissime e i giovani presiedono tutta la notte, in queste ore si tocca la felicità e la dolcezza dell’umano vivere. Il tempo esistenziale scorre inesorabilmente verso il nuovo giorno.
Ognuno di noi possiede tante foto come se volesse immortalare questo vissuto estivo che purtroppo scompare dopo poche settimane. Le foto verranno scambiate in tutto il mondo. Il “Ponte” fondato tantissimi anni fa dal professore Costanzo Colantonio e adesso diretto da Gianmario Ruocco ha svolto questa culturale e umana operazione di conoscenza e di scambio tra cittadini che sono rimasti in paese e quelli che per tantissime motivazioni storiche ed economiche hanno dovuto guadagnarsi da vivere altrove. Un plauso a chi ha anticipato l’era digitale e ha saputo farci incontrare proprio su un “Ponte” perché solo i ponti creano legami, i muri solo distanze.
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