Ho riletto il tuo annuncio con il quale dici di voler vendere il negozio. A molti può sembrare un annuncio come tanti. Ma io che ti conosco bene, e conosco l’amore e tutto l impegno che tu avevi messo in questo tuo nuovo lavoro, lo considero un grido di dolore enorme. Lo considero come una incapacità di tutti i montoriesi a rispettare , ed a considerare tutti i tuoi sacrifici che tu hai fatto per loro. Tu i montoriesi li hai amati e rispettati, perché il tuo lavoro era rivolto a loro. Non solo un guadagno per te. Ma prima di tutto un servizio sociale che tu avevi iniziato ad offrire con tanto entusiasmo e con tanta speranza. Tu venivi da una esperienza traumatica del tuo paese, il Venezuela, ed eri felice ed orgogliosa di poter iniziare un lavoro diverso, in un piccolo paese italiano, vicino ai tuoi antenati. Purtroppo non tutto è andato per il verso giusto. Questo piccolo paese, del quale tanto fanno le foto panoramiche, questo paese ripreso negli angoli più caratteristici. Questo paese cantato e osannato nei racconti di tanti emigranti lontani. Questo paese abbandonato su questo colle sul quale in questi giorni d’estate , molti montoriesi residenti all’estero o anche in Italia, ritornano con piacere e con gioia, di respirare quell’aria fresca , e quella particolare ed unica ricchezza di una socialità, apparentemente genuina, purtroppo, questo paese è rimasto sordo al grido di aiuto e di sostegno, ad una ragazza che aveva riposto nel suo impegno e nel suo lavoro, tante speranze e tanti sogni. Certamente non quelli di diventare ricca. Ma sicuramente di poter dedicare la sua attività ed il suo lavoro in un negozio alimentare. Nel quale si poteva trovare o richiedere tanti prodotti particolari. Oggi tutto questo comincerà ad avere una fine. Potrebbe essere naturale è logico, che ogni ad ogni inizio corrisponderà anche una fine. Ma in questo caso non si tratta di una cosa materiale, come di un pezzo di legno, o un pezzo di ferro. Ma siamo di fronte ad un rapporto tra esseri umani, un rapporto sociale, un rapporto di sentimenti. Ancor prima di essere un rapporto di tipo economico. E quando una cosa così arriva al punto di non ritorno, significa che qualcosa non ha funzionato. Quando una esperienza di lavoro, quando un legame sociale, quando un rapporto gasato su un servizio reso al pubblico, non può più continuare, ed è destinato ad una fine più o meno vicina, significa che qualcosa ha funzionato male. E quando qualcosa finisce, qualcosa che è basato su rapporti umani, ancor più che su semplici rapporti di interessi di lavoro, tutto l’entusiasmo, tutte le speranze, tutti i progetti iniziali, che avevano generato “pulsioni di vita”, come ha detto Freud, si trasformeranno in “ pulsioni di morte”. Non come di una morte fisica. Ma ancora peggio. Perché mentre le persone restano in vita, saranno i legami sociali ad avere fine. Saranno tutti i rapporti di stima ed amicizia ad avere fine. E sarà una sconfitta per tutti. Non solo per Maria. Non sarà sconfitto “Alimentari Montorio”. Saranno sconfitti tutti i cittadini che usufruivano di questo servizio. Saranno sconfitti maggiormente gli anziani, i quali di mattina aspettavano il pane, il latte, o qualsiasi prodotto di cui avevano bisogno. E saranno proprio i consumatori anziani , che in questo piccolo negozio sapevano dove cercare un qualsiasi prodotto, perché i negozio era in una dimensione adatta alla loro capacità di muoversi autonomamente, senza nemmeno chiedere a Maria dove trovare le uova, la pasta, il sale o lo zucchero. Saranno proprio gli anziani , ed i vecchi , che vivono da soli, e senza macchina, quelli più danneggiati da questa chiusura del negozio. Ma , ripeto, questo è un fallimento di tutto il tessuto sociale di Montorio. Perché sarà la dimostrazione del fallimento personale di ognuno, nel saper costruire e sviluppare un tessuto sociale . Quella struttura sociale della quale ogni singolo fa parte, in un aggregato di individui , che formano sempre una particolare e specifica collettività. Quella specifica collettività che mostra ai forestieri una determinata e caratteristica PERSONALITÀ, di cui Montorio è un esempio per tutti. Non basta fare fotografie di angoli particolari del paese. Non basta aspettare l’estate nell’attesa di vivere una socialità ipocrita e festaiola, magari rifugiandosi nelle feste religiose, nelle sagre paesane, negli spettacoli musicali, magari affogando i propri desideri repressi nel vino , nella birra, nelle tavolate imbandite con cibi tradizionali. Perché tutto questo “spettacolo”, nasconde una desolazione ed una incapacità di saper affrontare e risolvere quei problemi che sono la struttura di un equilibrio sociale armonico, che manca ai montoriesi. Non sarà la teatralità dei baci e abbracci o le strette di mano che ipocritamente ed ingenuamente volano nell’AGORA’. E nemmeno le risate e le battute ad alta voce che vorrebbero dimostrare una gioia di vivere ed una armonia, dolorosamente apparente. Forse sarebbe opportuno che con gli elevati livelli di studi e di professionalità, si cominciasse ad affrontare argomenti che attengono alla “vita reale “di questa piccola comunità. Piuttosto che rifugiarsi in un edonismo apparente, che nasconde una soggettiva difficoltà nell’affrontare le vicende più semplici. Sarebbe utile sfruttare questa numerosa presenza di “vacanzieri montoriesi” che arricchiscono e rivitalizzano con la loro vivacità questi giorni di festa. Dando molto spazio ai giovani, soprattutto.
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