In articoli precedenti ho commentato aspetti dell’enorme influenza che l’ondata migratoria italiana della fine del Ottocento e della prima metà del Novecento lasciò in Argentina, sulla cultura, i costumi, le tradizioni e altri aspetti della vita quotidiana.
Precisamente, uno dei riflessi più significativi della cultura di una società è nella lingua, nel modo di parlare, scrivere ed esprimersi.
Non è strano, quindi, che persone che non capiscono né italiano né spagnolo, ascoltando parlare argentini, credano che siano italiani, perché lo spagnolo parlato in Argentina è simile per intonazione e cadenza alla lingua di Dante, oltre a riprodurre il caratteristico “parlare con le mani”, accompagnando così le nostre espressioni, tipico della nostra idiosincrasia.
A ciò ha indubbiamente contribuito la somiglianza tra le due lingue, che ha notevolmente facilitato l’integrazione degli immigrati italiani. Ma oltre a ciò, il discorso quotidiano degli argentini comprende molteplici parole ed espressioni italiane, o derivate dall’italiano. Usate e comprese anche da persone senza antenati in Italia.
Una caratteristica peculiare dell’immigrazione in Argentina è stata che, per facilitare l’integrazione dei propri figli, gli immigrati dalle origini più diverse non insegnavano ai bambini la loro lingua d’origine, ma davano priorità all’apprendimento dello spagnolo a scuola.
In effetti, nessuno dei miei nonni ha imparato la lingua dai miei bisnonni italiani o dal mio bisnonno francese.
Tale procedura portò all’integrazione degli immigrati in una società in cui le persone non erano raggruppate in base all’origine dei loro antenati, né esistevano nelle città quartieri differenziati in base alla nazionalità di origine dei loro abitanti.
Sono state le generazioni successive che, in molti casi e come me, hanno cercato di recuperare l’eredità culturale dei loro antenati imparando la lingua.
Ma anche così, gradualmente l’eredità linguistica dell’immigrazione italiana lasciò il suo segno nel modo di parlare degli argentini.
Si tenga presente, a titolo esemplificativo, che nel 1895 il 40% degli abitanti della città di Buenos Aires erano italiani.
Forse la parola più emblematica di tale patrimonio italiano è “laburo”, il modo comune con cui noi argentini chiamiamo il “lavoro”, parola che in spagnolo è molto diversa (“trabajo”). Questa espressione viene usata anche come verbo: “laburar” vuol dire “lavorare”.
Nello slang argentino, un “capo” è una persona molto importante, qualcuno molto competente nel proprio lavoro o attività.
Qualsiasi cameriere o commerciante argentino capisce facilmente cosa vuole un cliente che ordina una “birra”, che in spagnolo è “cerveza”. Questa espressione, curiosamente, è stata generalizzata nel suo uso da parte dei giovani in tempi più recenti, giovani che in genere sono pronipoti e anche trisnipoti di immigrati.
Uno studente che non supera un esame è “bochado”, espressione che deriva da “bocciare” e si pronuncia come in italiano.
Chi si sente svogliato e senza forze ha “fiaca” (da “fiacca”).
Una nota espressione calcistica trae origine dall’uso della parola italiana “gamba” (che in spagnolo si dice “pierna”). Da lì derivò il verbo “gambetear”, che significa “pallegiare”.
Un po’ caduta in disuso, qualsiasi argentino comprende la parola “manyar” (dall’italiano “mangiare”), che in spagnolo si dice “comer”.
Una celebrazione vivace può ben dirsi una “festichola” (da “festicciola”).
Anche di poco uso corrente, è possibile riferirsi a un bugiardo dicendo “cuentamusa” (da “contamuse”).
Alcune espressioni provengono anche dai dialetti, come dire “salame” (dal genovese “salamme”) per “sciocco”, oppure usare la negazione “minga” tipica dei milanesi.
Anche una parola di uso comune e molto caratteristica dell’Argentina è “pibe” (per “giovane”, “ragazzo”) che deriva dal genovese “pive”. E ha anche la sua versione femminile: “piba”.
L’elenco potrebbe essere ancora più lungo, ho semplicemente cercato di presentare esempi di uso comune molto caratteristici, che mostrano la profonda influenza della lingua italiana sul modo di parlare degli argentini, che perdura nel tempo e nonostante i cambiamenti che ogni generazione e ogni epoca provocano nelle lingue di tutte le culture.
Nessun commento