Il 23 dicembre 2010, esattamente quindici anni fa, per la prima volta il mio mondo si è fermato.
Nonno Nardino è stato il primo dei miei nonni a lasciarci ed è forse per questo che per molti anni è stata una ferita aperta.
Nonno Nardino era conosciuto da tutti a Montorio (e non solo) per il suo animo buono, per essere una persona estremamente gentile ed educata, per la sua generosità e per essere un uomo di quelli che oggi non se ne vedono più.
Nonno Nardino è stato il nonno che mi ha inculcato l’importanza delle radici e l’attaccamento alla terra.
Nonno Nardino era un agricoltore, ma di quelli che teneva alla terra come se fosse una di famiglia: da curare, preservare, crescere.
Nonno Nardino è stato un marito, un padre e un nonno sempre attento, sempre giusto, mai una parola di troppo, mai una fuori posto, ma tanti piccoli gesti che racchiudevano tutto l’amore che era capace di donare.
Nonno Nardino era ancora giovane e si è perso tutti i nostri traguardi: i nostri diciotto anni, i nostri diplomi, le nostre lauree, il mio matrimonio, la nascita di mia figlia (che è nata esattamente una settimana prima di quello che sarebbe stato il suo 85° compleanno).
Nonno Nardino è stato un esempio vivente di rispetto, bontà, fede, dedizione alla famiglia e al lavoro.
Nonno Nardino mi manca da quindici anni, ma col tempo ho imparato a ritrovarlo nelle piccole cose, nei gesti, negli insegnamenti, nei valori e oggi ho la certezza che non è mai andato via davvero perché il suo ricordo lo tiene ancora con noi.






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