Questo articolo non ha alcun collegamento con Montorio, né con l’Italia.
Confesso che non è facile, vivendo così lontano in un altro continente e nonostante il contatto fluido con le persone e le informazioni che i media moderni consentono, trovare molti argomenti legati a un luogo in cui, nonostante il forte legame emotivo che provo, non ho mai vissuto.
Nel corso della mia vita, ho avuto la fortuna di viaggiare in molti posti in tutto il mondo, tra cui molti in Italia in diverse occasioni, ma lo scorso agosto sono arrivato in un luogo che, per la sua geografia, cultura e bellezza uniche, vorrei condividere con i lettori di Il Ponte.
La Groenlandia (in groenlandese, Kalaallit Nunaat) è una nazione che fa parte del Regno di Danimarca, sebbene abbia il diritto riconosciuto all’autodeterminazione, vuol dire che la sua popolazione di soli 56.000 abitanti potrebbe ottenere l’indipendenza se decidesse così tramite referendum. Con oltre 2,1 milioni di chilometri quadrati, è la seconda isola più grande del mondo dopo l’Australia, sebbene sia per lo più disabitata, con insediamenti umani concentrati nelle zone costiere.

Vanta un ambiente naturale ricco, aspro e in gran parte incontaminato. La capitale, Nuuk, conta circa 20.000 abitanti, mentre gli altri centri urbani sono piccole città di poche migliaia di residenti o semplici insediamenti con poche case. La stragrande maggioranza di questi si trova sulla costa occidentale, la più lontana dall’Europa.

Pur facendo parte del Regno di Danimarca, la Groenlandia non è membro dell’Unione Europea, sebbene i suoi cittadini siano in possesso di passaporto danese.
Geograficamente, la Groenlandia fa parte del continente americano, molto vicino alla costa nord-orientale del Canada.
Gran parte della popolazione del paese discende dagli Inuit, popolazioni originarie dell’Asia che attraversarono lo Stretto di Bering e si stabilirono nell’estremo nord del continente americano. Sono presenti anche discendenti di europei e, data la piccola popolazione dell’isola, molti lavori e servizi sono svolti da giovani danesi che vi lavorano stagionalmente.

Sull’isola si parlano groenlandese e danese, e l’inglese è ampiamente parlato e insegnato nelle scuole.
L’istruzione di base è gratuita e comprende un unico ciclo di 10 anni. Bambini e ragazzi ricevono materiale didattico e un sussidio per sostenere il loro apprendimento. C’è un’unica università nella capitale, Nuuk, e molti giovani studiano anche in Danimarca.
Anche il sistema sanitario è gratuito, inclusa l’odontoiatria per motivi non estetici. Bisogna ancora la partecipazione di molti medici danesi. Alcune delle città più piccole hanno ospedali, anche se i casi più complessi devono essere indirizzati a Nuuk e persino a Copenaghen.
La Groenlandia non ha una rete stradale che colleghi i suoi vari centri urbani: il trasporto avviene per via aerea, marittima e, in inverno, con slitte trainate da cani, essenziali e allevate in gran numero. Solo nella Groenlandia meridionale è possibile tenere cani di diverse razze come animali domestici ed è vietato l’incrocio con razze di cani da slitta.

Sia nella capitale che nelle città più piccole, oltre ai prodotti locali derivanti dalla pesca e dalla caccia, i supermercati offrono un’ampia varietà di prodotti, quasi tutti importati. Ho visto uva italiana, banane ecuadoriane, vini statunitensi, francesi e spagnoli e, naturalmente, molti prodotti danesi.
Sebbene il calcio sia lo sport più popolare e la Groenlandia abbia un campionato che disputa un breve torneo quando il clima lo permette, la Groenlandia non è ancora stata ammessa dalla FIFA a partecipare alle qualificazioni per la Coppa del Mondo, come fanno molte altre federazioni che non sono in realtá nazioni (ad esempio, le Isole Faroe, Gibilterra, la Nuova Caledonia, le Isole Vergini, Curaçao… tra molte altre, cosí la FIFA a molte più federazioni affiliate rispetto al numero di nazioni che fanno parte delle Nazioni Unite).

Durante il mio viaggio, ho fatto un bellissimo tour che è iniziato nella capitale, Nuuk, dove sono arrivato con un volo Greenland Air da Copenaghen. È una piccola capitale con un centro commerciale, un porto e un bellissimo quartiere antico con case multicolori.
In origine, i colori delle case e degli edifici ne indicavano la funzione: abitazioni private, stazioni di polizia, ospedali, ecc. Questa pratica è ormai caduta in disuso e ognuno dipinge la propria casa come preferisce, sebbene la maggior parte degli ospedali, ad esempio, rimanga gialla. Molte case sono spesso di un colore speciale chiamato rosso di Falun, con tetti neri e porte e finestre bianche, uno stile che si ritrova anche nella Scandinavia e che ho visto persino in Canada.

Lasciando la capitale, ho visitato diversi luoghi, piccole comunità a nord, con paesaggi spettacolari, un vasto mare spesso popolato di iceberg, imponenti ghiacciai, osservazione delle balene megattere, un clima mutevole e una società con una cultura affascinante e unica.

A giugno, inoltre, in gran parte della Groenlandia non fa quasi buio, permettendo lunghe giornate di viaggio. Anche se, curiosamente, cenano troppo presto per le mie abitudini, verso le 17:30 o le 18:00.

Così, ho visitato Aasiaat, Qequertarsuaq, Ilulissat e un complesso alberghiero appartato di fronte al ghiacciaio Eqi.


Durante i miei viaggi, ho incontrato diversi viaggiatori italiani, con i quali mi è piaciuto conversare di nuovo nella nostra lingua. Anche se ho avuto la fortuna di visitare molte destinazioni in tutti e cinque i continenti, la Groenlandia mi è sembrata estremamente speciale e unica. Una terra dove una piccola comunità vive affrontando condizioni molto difficili per gran parte dell’anno, circondata da una natura aspra ma bellissima, e preservando la propria cultura: tutto ciò invita il viaggiatore a godersi quest’enorme isola che un giorno diventerà un nuovo Paese.




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