Un quarto di secolo ormai è passato da quel lontano 15 Marzo 1997 e sembra ieri.
Non avrei mai potuto immaginare che un giorno mi sarei seduto davanti al mio Mac e avrei scritto qualcosa su di te in tua assenza.
Ciao Papà scrivo quest’articolo come se fossi qui al mio fianco. Vorrei partire dall’estate del 95.
Era agosto, e io testardo come sempre come se fosse una forma di lotta contro cosa, non si sa. Decisi di fare richiesta per l’anticipo militare, per poi pensare se studiare o cercare un lavoro.
In quel viaggio parlammo molto. Tu avevi le tue riunioni al partito, che nonostante le tue delusioni e i tradimenti che i “compagni” ti avevano fatto avevi accantonato tutto e non mollavi, di cui eri un degno e onesto rappresentante. Ma nel frattempo mi chiedevi quasi pregandomi di iscrivermi all’Università.
A quella domanda risposi di no per alcuni motivi, diciamo che all’epoca non c’era una facoltà che mi piaceva a Campobasso. Le mie scelte sarebbero state Ingegneria dell’informatica ad Avellino oppure il DAMS a Bologna. Cose impensabili per i costi improponibili rispetto alle casse della nostra famiglia, che grazie a Dio non ci facevano mancare niente. Quel viaggio me lo ricordo come fosse ieri. Mi lasciasti a Campobasso davanti alla Caserma in centro dove si faceva richiesta.
Sei tornato dopo un’oretta andammo al bar del napoletano tuo amico a salutarlo e ripartimmo per Montorio. Dopo una mezz’oretta ci fermammo sui colli per andare in cerca di funghi, la tua passione. Facemmo un bel po’ di prataioli. Ricordo che avevi avuto una bella idea che poteva cambiare il mio futuro ma che non abbiamo più fatto in tempo a metterla in atto perché a Ottobre arrivò la chiamata alle armi. Non lo dimentico mai, io stavo lavorando al Frantoio da Corrado Colecchia, che purtroppo anche lui ci ha lasciato da poco. Che brava persona. Arrivasti con il foglio della chiamata, CAR a Chieti e partenza il 6 Dicembre. Eri orgoglioso perché ero il primo a diplomarmi della famiglia Ruocco e che anche io ormai facendo il militare sarei diventato un uomo.
L’anno del militare ci ha legato molto nonostante fossi a Spoleto, mi venivi a prendere ogni due settimane a Termoli e mi riportavi sempre con tanta pazienza a riprendere il treno con tante raccomandazioni. La tua frase classica, che per me era tutto:”M raccmann e te!”
Forse proprio quell’anno mi ha permesso di conoscere e ammettere che le tue attenzioni invece di essere semplicemente delle rotture erano segni di amore. La tua voce rauca che ogni tanto sembra di sentire era un continuo consiglio. Quando finì l’anno del militare tornai convinto di cercarmi il lavoro, invece di cominciare di nuovo a studiare. Altra mia cavolata.
Feci domanda anche alla FIAT, cosa che tu non approvavi anche se non me l’hai mai detto direttamente ma lo dissi a Mamma. Dicesti che se dovessi augurare il male a un figlio sarebbe stato quello di andare a lavorare in quella fabbrica, capisco anche il motivo. Tu eri una spina nel fianco per loro, eri un faro nel porto per gli operai che a distanza di 25 anni sentono la mancanza di un rappresentante onesto e sempre dalla parte dell’ultimo.
Da lì a poco lasciasti questa terra e per noi cambiò tutta la nostra vita in un grigio pomeriggio di un sabato di Marzo.
Molte persone che incontro in giro si ricordano sempre di te, pensa che l’orefice di Campobasso Quaranta mi ha tirato fuori un libro dove ci sei tu con una foto mentre manifestavi agitando il tuo pugno rivoluzionario. Ad oggi posso dire che quella tua volontà di non voler vedermi in FIAT ha ripagato, negli anni successivi alla tua partenza mi sono iscritto all’università e ho lavorato nello stesso tempo e sono certo saresti stato contentissimo. Nel frattempo quel diploma universitario l’amore, e l’esperienza mi ha portato in Germania. Accolto dalla famiglia di mia moglie, dai miei suoceri Maria e il compianto Giuseppe che non faceva altro che ricordarmi quanto eri bravo e quanto gli piaceva giocare a tresette con te, i due napoletani diceva.
Ti penso spesso, le mie camminate nei boschi con il nostro cane, mia moglie che si rammarica di non averti conosciuto. Ora che da qualche anno ti ha raggiunto Mamma credo che ti senti meno solo, hai tutta la tua famiglia, i nonni e tanti di quelli che ti hanno voluto bene.
Negli anni la tua esperienza combattiva, la mia esperienza e i miei errori mi hanno portato ad avere un ottimo lavoro.
Non ho scritto tutto quello che avevo in testa, ma sai che ogni tanto vi cerco all’orizzonte e sono altresí sicuro che siete molto orgogliosi di me e di Katia e che sareste stati dei bravi nonni.
Ci mancate tantissimo.
Metto il libro che ti hanno dedicato i tuoi amici e conoscenti per chi non ti conosce o semplicemente per chi vuole rileggerlo e ricordarti.
Hasta siempre e :”M raccmann!”
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