Nella seconda metà del XX secolo iniziò nel mondo il processo di decolonizzazione. L’umanità è stata costretta a capire che milioni di persone e territori remoti non potevano dipendere da una metropoli lontana che un tempo se ne era appropriata con il solo argomento del potere e della forza.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale c’erano circa 60 paesi indipendenti nel mondo, quando oggi sono quasi 200.
Tuttavia, oggi nel XXI secolo, nel mondo sussistono situazioni aberrazionali di colonialismo, e una di queste si trova nell’Oceano Atlantico meridionale, molto vicino a dove vivo.
Le Isole Malvinas, situate a soli 500 km dalla costa continentale, erano parte integrante del cosiddetto Vicereame del Río de la Plata fin dai tempi della colonizzazione spagnola in Sud America. Durante il periodo coloniale furono oggetto di incursioni armate dei inglesi, francesi e statunitensi, e divenne parte del territorio dell’Argentina sin dalla sua indipendenza dal dominio spagnolo nel 1816.
Per quanto riguarda alle Isole Georgia del Sud e Sandwich del Sud, ci sono polemiche sulla loro scoperta, oltre a trovarsi sulla piattaforma continentale argentina ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite e, manco a dirlo, a più di 12.000 km da Londra.
Il 2 gennaio 1833, una nave da guerra britannica sbarcò alle Isole Malvinas, sfrattò il governatore e gli abitanti argentini e prese il controllo dell’arcipelago, dominazione che continua ancora oggi.
Gli usurpatori britannici le chiamano Isole Falklands.
La popolazione delle isole è di 3400 abitanti.
Per i britannici, il controllo di queste isole, oltre al loro patrimonio di pesca e petrolio, sostiene le loro rivendicazioni su un settore dell’Antartide, che si sovrappone a quelle rivendicate da Argentina e Cile.
A mio parere, è altrettanto assurdo che paesi situati nell’emisfero settentrionale rivendichino settori dell’Antartide. Basti pensare a quanto sembrerebbe illogico che i paesi del sud rivendicassero sovranità sull’Artico.
Solo l’arrogante logica del potere può giustificare simili assurdità.
Il 16 dicembre 1965 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò con 94 voti favorevoli (compresa l’Italia), nessun contrario e 14 astenuti, la Risoluzione 2065, che invitava formalmente i governi argentino e britannico a tenere negoziati sulla sovranità, stabilendo che le Isole Malvinas non possono essere decolonizzate in base al principio di autodeterminazione (poiché i suoi abitanti attuali non sono la popolazione originaria ma coloni impiantati), per cui il Regno Unito era obbligato a negoziare la sovranità dell’arcipelago.
La Corona britannica, pur essendo un paese fondatore delle Nazioni Unite e membro permanente del Consiglio di Sicurezza, non si adegua, dimostrando così di non rispettare le leggi e le istituzioni internazionali quando vanno contro i suoi interessi.
Nel 1982, la dittatura militare argentina, cercando di ottenere il sostegno popolare, decise di invadere le Isole Malvinas. All’epoca avevo 17 anni, e siccome il servizio militare veniva svolto a 18 anni, soltanto per pochi mesi non fui richiamato a combattere. Ricordo di aver contribuito a organizzare nella mia scuola la raccolta di vestiti caldi e provviste per i soldati al fronte di battaglia.
Sebbene la rivendicazione della sovranità su quei territori illegittimamente occupati sia largamente sentita dalla società argentina, e l’usurpazione inglese sia vissuta con dolore e giustificata indignazione, iniziare una guerra contro una potenza militare non aveva senso e in poche settimane le forze militari britanniche ripresero il controllo delle isole, perpetuando una situazione anacronistica di colonialismo e arroganza imperiale.
Secondo il Comitato di Decolonizzazione delle Nazioni Unite, sono 19 i casi al mondo di territori che dovrebbero essere decolonizzati dalle potenze occupanti. 9 di essi sono possedimenti britannici, rendendo così il Regno Unito la principale potenza amministrativa di territori che le Nazioni Unite considerano non appartenenti ad esso.
Il resto appartiene alla Francia, gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda.
È imbarazzante che, a metà del XXI secolo, sussistano queste occupazioni illegittime di territori, la maggior parte dei quali si trova a enormi distanze dalle metropoli e il cui dominio si basa esclusivamente sull’essersene appropriati senza alcun diritto.
Solo il ripudio dell’opinione pubblica mondiale può spingere una potenza militare arrogante come il Regno Unito a rispettare il Diritto Internazionale e ad abbandonare gli ultimi resti di quello che fu il suo immenso impero coloniale.
Così, da queste righe do il mio piccolo contributo alla conoscenza di questa situazione aberrazionale, raccontandola ai miei amici di Montorio.
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