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Il problema dell’abbandono dei rifiuti: Montorio un esempio di reazione

Nel 1997 il ministro dell’Ambiente, Edoardo Ronchi, presentò una proposta di legge che avrebbe rivoluzionato la gestione dei rifiuti in Italia, nello specifico il Decreto legislativo del 5 febbraio 1997, n. 22, che poi fu semplicemente chiamato Decreto Ronchi, passaggio praticamente obbligato che andava a recepire le direttive europee 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. L’obiettivo  conduceva verso il tentativo di unificare la gestione dei rifiuti, proponendo procedure standardizzate e condivise puntando sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul miglioramento di pratiche per il riciclo ed il recupero. Altro scopo precipuo era quello di portare un cambiamento culturale creando, nello specifico ed in particolare, una nuova coscienza culturale ed ambientale da parte di tutti i cittadini. I temi principali toccati dal Decreto Ronchi andavano dal miglioramento della raccolta differenziata e del riciclaggio dei rifiuti, alla creazione di una vera e propria gerarchia nella gestione dei rifiuti (da non pericolosi a pericolosi passando attraverso le varie “sfumature”) per giungere alla incentivazione alla riduzione dello smaltimento nelle discariche.

Il Decreto Ronchi è stato come una sorta di precursore tanto che ad esso viene conferito il merito di aver dato il via ad una serie di Enti e sistemi di raccolta di rifiuti, consorzi di filiera. Nel 2006 vi è stato un seguito al Decreto Ronchi: il Decreto Legislativo 3 Aprile del 2006, n.152 “Norme in materia ambientale”, nato con la espressa volontà di salvaguardare l’ambiente migliorandone le condizioni e l’utilizzazione delle risorse umane. La disciplina dell’abbandono di rifiuti si ritrova principalmente in tre articoli di tale decreto legislativo: l’art. 192 ne configura la fattispecie (divieto di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo) e tratta degli obblighi conseguenti ed accessori (ordinanza sindacale di rimozione) all’applicazione delle sanzioni previste dagli art. 255 (sanzione amministrativa, se l’abbandono è commesso da una persona fisica) e 256 (sanzione penale, se commessa da una persona giuridica).

La violazione dei divieti di abbandono/deposito/immissione dei rifiuti è, appunto, sanzionata dagli articoli 255 e 256.

In particolare l’art 255 (abbandono di rifiuti) punisce, per quel che qui interessa, e “fatto salvo quanto disposto dall’articolo 256, comma 2”, “chiunque, in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 192, commi 1 e 2 … abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee”: è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 105 euro e 620 euro (o tra 25 euro e 155 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi e non ingombranti).

Il successivo art 256 (attività di gestione di rifiuti non autorizzata), al comma 2, commina le pene di cui al comma 1 (id est: arresto da tre mesi a un anno o ammenda da 2600 euro a 26000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi; arresto da sei mesi a due anni e ammenda da 2600 euro a 26000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi) “ai titolari di imprese ed ai responsabili di enti che abbandonano o depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li immettono nelle acque superficiali o sotterranee in violazione del divieto di cui all’articolo 192, commi 1 e 2”.

La Legge n. 68 del 2015 ha introdotto nuovi delitti a salvaguardia dell’ambiente nel codice penale, modificando così il quadro normativo previgente che affidava in modo pressoché esclusivo la tutela dell’ambiente a contravvenzioni e sanzioni amministrative, previste dal Codice dell’ambiente (d.lgs. 152 del 2006). In particolare, il nuovo articolo 452-bis del codice penale punisce l’inquinamento ambientale sanzionando con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento “significativi e misurabili” dello stato preesistente “delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo” o “di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”

La fattispecie dell’abbandono del rifiuto è caratterizzata dal fatto di essere “occasionale” ed un fenomeno in esponenziale crescita; esso concerne rifiuti di qualsivoglia genere che vengono scaricati in ambienti urbani e, nella maggior parte dei casi, rurali. Tra l’altro le aree in questione, a lungo andare, vengono a divenire luoghi di abbandono sistematico trasformandosi in vere e proprie discariche con relativi rischi di inquinamento della intera area interessata e dei terreni circostanti o limitrofi. Chi abbandona i rifiuti spesso (anche se non sempre) sono piccole imprese che operano nel sommerso e che, quindi, poi non conferiscono nelle discariche o nei centri di stoccaggio o di recupero autorizzati alimentando poi, così, una filiera di illegalità diffusa. Parliamo, in questo caso, di rifiuti da demolizione e ristrutturazione di abitazioni private in cui l’intera filiera è decisamente in nero.

Da qualche mese è iniziata a Montorio nei Frentani la bonifica dei boschi adiacenti il Comune (tra le altre la zona del bosco Cese, il percorso dalla fontana di San Marco e lungo i due lati della S.P 78 Appulo-Chietina verso Larino per oltre 1 km, zona Ricavolo presso il torrente Cigno) da parte di numerosi volontari su iniziativa e partecipazione del Sindaco Pellegrino Nino Ponte. Sembra opportuno specificare alcuni dei rifiuti trovati e successivamente differenziati: pneumatici, scarti animali, mobilia, frigoriferi, televisori, divani …

Mi sembrava opportuno mettere in evidenza e, quindi, preparare un articolo su questa lodevole iniziativa scusandomi, a priori, per eventuali imprecisioni o manchevolezze. L’estate scorsa, al mare, io, mia moglie ed i miei figli abbiamo dedicato del tempo, a fine giornata, per fare quotidianamente una passeggiata “armati” di retino e buste per ripulire spiaggia e battigia da mozziconi di sigarette e rifiuti di plastica. Penso che oltre ad essere una azione utile per l’ambiente, sia anche una forma di educazione nei confronti delle generazioni future, quelle che avranno il compito di mantenere in vita quel che resta del nostro pianeta.

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Ortona (CH) - Italia

2 Comments

  • Federico
    26 Aprile 2021 at 16:28

    Antonello De Luca, il tuo monito di promuovere una campagna di sensibilizzazione sull’attività di pulizia degli ambienti è stata oggetto di una mia proposta a scuola come progetto inclusivo per gli studenti con disabilità e non; spero che venga accolta e realizzata! Quindi bravo mi ha fatto piacere leggere il tuo pezzo.

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  • Claudia
    3 Maggio 2021 at 09:26

    Bisognerebbe rieducare grandi e piccini al rispetto…. È fondamentale sensibilizzare queste iniziative, dalle famiglie alle scuole, come materia di educazione civica costante….non ci stanchiamo di lottare per questi principi per dare ancora una speranza alle generazioni future…

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