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ARTICOLI / DAL MONDO / RICETTE MONTORIESI

I sapori della mia vita

Per noi meridionali lo spirito di appartenenza è qualcosa che resta appiccicato addosso. Come il fiuto per i cani da caccia. È istinto, non si può sradicare.
Non importa quanto ci allontaniamo, la nostra natura viaggia con noi e non saremo mai abbastanza distanti dai sapori di casa.
Prima di partire per Roma vado sempre a fare grandi spese e compro di tutto. È il mio carburante per la sopravvivenza dalla nostalgia.
A volte la salsa non la mangio per mesi, ho paura che finisca troppo presto e così quando sarò più stanca e malinconica, non ne avrò per sentirmi confortata. Forse è una cosa stupida, ma la faccio davvero e ci tengo che non venga cucinata con qualcosa che ne copra anche solo un pò il sapore autentico che mi riporta a Montorio.
Giù da me, fanno delle salsicce squisite, spesso dentro c’è il finocchietto, persino il pane come quello di una volta che è la mia merenda preferita da sempre, con un filo di olio vero, un pizzico di sale e per raggiungere il nirvana, sopra un bel pomodoro rosso rosso.
Quando la spesa la faceva nonna invece insisteva sempre affinchè aggiungessi altre cose alla lista e quando per me c’era gia tutto (quasi sempre).
Quando parlo di appartenenza, penso all’amore per l’aria, per i sapori agricoli, per gli odori genuini, per la “tavolata grossa”.
Ad ogni rientro nella capitale, da vera terrona, con mozzarelle, caciocavallo, sott’oli, scatole varie piene del mondo ed uno sguardo fiero e soddisfatto, penso che nonna sarebbe orgogliosa di me.
E che è sempre natale quando guardo il mondo dal colle.
E che stasera per ci vorrebbe proprio un piatto di fusilli e ‘na bell ciabott, eh.

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