In altre edizioni de Il Ponte ho scritto sul legame molto stretto che avevamo con mio nonno materno, che non era solo di affetto, ma di grande affinità di gusti, pensieri e valori, e che ha lasciato in me un segno profondo e molto positivo.
Mio nonno Mateo Barbiera (in realtà Barbieri, poiché il suo cognome fu cambiato quando il padre arrivò in Argentina) era figlio di italiani e, più precisamente, suo padre era molisano, Giuseppe Antonio Barbieri, nato a San Giuliano di Puglia nel 1865.

Mio nonno Mateo non parlava italiano, ma lo capiva, non soltanto per la somiglianza con lo spagnolo, ma perché era cresciuto in una casa dove l’italiano era la lingua dei suoi genitori, ma anche in un paese molto piccolo dove c’era un significativo numero di immigrati e la lingua era udita ovunque.
Credo che quei ricordi, quelle storie e quegli aneddoti che mio nonno raccontava siano stati all’origine del profondo legame con la mia italianità.

E all’interno di quel bagaglio culturale ereditato dai suoi antenati, mio nonno cantava alcune canzoni che mia sorella e io conserviamo nella nostra memoria. Sicuramente mio nonno le cantava con qualche errore, o con quello strano miscuglio di italiano e spagnolo chiamato qui “cocoliche”, ma anche dopo tutto il tempo che è passato (Mateo è morto nel 1995) non le abbiamo dimenticate.
Per molto tempo abbiamo potuto ricordare solo i frammenti che la nostra memoria conservava, ma in questi tempi di globalizzazione e rivoluzione tecnologica, con pazienza e cercando su Internet citando i versetti che ricordavo per intero, sono riuscito a ritrovarne alcuni. .
La prima che ho trovato è una intitolata “La canzone dei bersaglieri”, che, per quanto ho potuto scoprire, è un pezzo anonimo del 1870, del periodo successivo all’Unità Italiana e quando il mio bisnonno aveva appena 5 anni.
I versi che ho riconosciuto cantava mio nonno, con qualche differenza ed in italiano, non in dialetto, erano più o meno questi.
“O vojantri bersajeri
che c’avete la gamba bbona
fate presto a venì a Roma,
a portacce la libbertà.
Bersajeri avanti!
Prima Vittorio, poi Garibardi,
bersajeri indietro,verso San Pietro s’ha da marcià”.
Con meno ricordi storici e un po’ più di divertimento sono riuscito a trovare in rete anche un’altra canzone intitolata “Cicirinella teneva teneva”. La parte che ricordo nella voce di mio nonno diceva questo.
“Cicirinella teneva teneva, Che teneva, che teneva?
Cicirinella teneva teneva, Che teneva, che teneva?
Cicirinella teneva ‘nu cane, muccicave a li cristiane
Muccicave a li giovene belle, era lu cane di Cicirinella
Muccicave a li giovene belle, era lu cane di Cicirinella”.
È meraviglioso come la musica riesce a trasportarti indietro nel tempo ed evocare momenti a essa associati. Non appena ho trovato queste canzoni su Internet, le ho fatte ascoltare a mia sorella, che le ha riconosciute subito.

Così, alcuni accordi di queste melodie mi hanno riportato alla mente i ricordi di un periodo molto felice e l’immagine indimenticabile di quell’amato nonno che mi ha accompagnato per gran parte della mia vita e che continua a farlo nella sua eredità.
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