Il ritorno nella mia terra madre è sempre un colpo al cuore, quest’anno è stato però diverso. Quando torno faccio sempre camminate infinite sia in giro per le terre vicine, ma soprattutto per i vicoli e le strade di Montorio le quali mi riportano ai ricordi di infanzia.
Quest anno però come detto è stato diverso, in molti vicoli ho un ricordo di un mio fratello maggiore che non ho mai avuto, almeno naturale e che se ne andato troppo presto . Sono del 1974 e la mia leva sono in ordine di nascita, Benigno Pallotta, Maria Morrone, Daniela Iacovino, Gianluca Adovasio, Marco Falsetti, io e Gianni “Giancarlo” Greco.
La migliore a scuola di noi era Maria che ci ha sempre aiutato a fare i compiti, quando poi si facevano insieme io ero sempre a casa sua. Aveva a casa sempre dei gatti, io ricordo un gatto in particolare “Chescett” (cassetta per il fatto che stava sempre in una cassa di frutta). Tutti i fratelli Morrone mi hanno accolto come uno di loro, lo hanno fatto con molti per il loro cuore enorme.
Però il mio fratello di avventura era Mario uno dei fratelli di Maria, sarà perché eravamo quasi coetanei. Non dimenticherò mai le corse e le avventure, quando andavamo nell’orto sotto la fontana di San Costanzo e mi raccontava che la notte usciva sempre un fantasma da un pozzo che stava in quelle parti. Oppure quando giocavamo a colpire gli oggetti al volo anche dopo una bottiglia rotta e la tua gamba tagliata, mi ricordo che prima di andare dal dottor Colantonio, che abitava vicino al largo Magliano, ci aiutò Mario Greco di Aurora che aveva il garage sotto casa sua dove faceva e regalava gli attrezzi per le arti marziali come quelli di Bruce Lee. Poi le serate a giocare a palla barattolo, oppure le sciate con il mio bob giù per la discesa della villa. Da piccoli c’era sempre la battaglia dei quartieri e lui e suo fratello Antonio si mettevano sempre davanti per difendermi. Poi per non parlare delle partite a calcio infinite, lui per me è stato il più forte con cui io abbia mai giocato e quando andò a Como ho sempre sperato e sognato che andasse a giocare con il Como in serie A.
Lui è sempre stato un uomo con il cuore a posto giusto e nella vita ha trovato una donna con un cuore enorme come il suo, Barbara, al quale auguro tutto il meglio. Se guardo quel balcone e quelle scalinate penso che sarebbe a quest’ora a Montorio a farsi le meritate ferie.
E anche se gli ultimi anni ci siamo visti poco sapevo sempre che non mancava occasione di inviarmi i saluti.
Non è stato lo stesso, potrei scrivere altre mille avventure fraterne… i frccnell (la fionda), le biciclette…mille e mille.
Custodirò mille e mille avventure passate insieme da bambini e ragazzi gelosamente con me.
Ora basta scrivere in terza persona perché per me sei tu, fratello di infanzia e io ti immagino correre ancora dietro a quel pallone di pezza.
Ciao Mario
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