Menu
ARTICOLI

IL NOSTRO PRESEPE

Vorrei portare nei vostri cuori il mistero del Natale per riempirli di gioia.

È un augurio che voglio fare alla mia comunità che è un piccolo presepe, non molto affollato, ma con i personaggi essenziali che lo contraddistinguono. Anche il territorio molisano è una composizione di piccoli presepi incastonati in scrigni di roccia, ricchezze inesplorate, potenziali valori che aspettano di prendere vita. Il presepe è la buona novella (Vangelo) che diventa presente, natività che nasce e si fa storia locale e universale e, ogni paese diventa storia di sé stesso. Io ho conosciuto Gesù subito, da bambino, quando lo adagiavo sulla paglia tra il bue e l’asinello, tra Maria e Giuseppe. Era uno come me, un bambino fragile, nato povero in una capanna di un villaggio, un po’ come sono nato io in una povera casa di un piccolo paese di collina. Il presepe mi ha insegnato molto ed ogni anno si rinnovava quella dottrina della natività che ha segnato i primissimi anni della mia vita. Il presepe è il teatro della devozione popolare dove si fondono e confondono sacro e profano e, in pochi centimetri quadrati di sughero e di cartapesta, si radunano folle di pastori, mercanti, suonatori, venditori ambulanti, lavandaie e cuoche, contadine e tessitrici. Ogni anno si aggiungono personaggi dell’attualità, della politica, dello sport, dello spettacolo che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici ma che ci dicono che in questo nuovo mondo cristiano c’è posto per tutti. Il presepe è una storia infinita dall’insegnamento umano e divino, una manifestazione della tenerezza di Dio per l’uomo. Esortiamo i nostri bambini a fare il presepe, a costruirlo e contemplarlo attraverso la fantasia intellettiva e la concretezza storica. Il presepe è il dogma teologico della natività, ma è anche arte, tradizione, colore locale, sentimento, passione, rito e teatro. È un fermo immagine di quell’evento che ha cambiato il corso della storia umana con i suoi insegnamenti d’amore per l’uomo che è fratello, prossimo, materia e spirito e a partire dalla nascita di Gesù si ordina la numerazione degli anni prima e dopo Cristo. Il Bambino di Betlemme ha segnato la più grande rivoluzione umana fatta d’amore abolendo la schiavitù e le differenze sociali concetti così radicati in noi che facciamo fatica a liberarcene. Costruiamo il presepe nelle nostre case, nei nostri paesi, nelle scuole, gemelliamoci spiritualmente con la mangiatoia di Betlemme ritroveremo le forze e la radice umana di cui abbiamo estremamente bisogno. Siamo una piccola comunità ma possiamo diventare villaggio globale dove tutte le stelle del firmamento possono trovare posto sia quelle sacre sia quelle profane. Gesù ha inaugurato un nuovo mondo inauguriamo anche noi una nuova comunità. Al sorgere del vero sole tutti i personaggi del presepe sono in attesa di risvegliarsi facciamolo anche noi, risvegliamoci per riscoprire i nostri occhi, i nostri volti che incontriamo spesso; godiamo del loro splendore. ‘Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Il presepe è una città di terracotta dove dominano stupore e meraviglia, dal dormiente che non bisogna svegliare perché è lui che sogna il presepe, all’estatico pastore della meraviglia con le braccia allargate che rappresenta nella tradizione napoletana il numero settantadue, numero che indica i pastori essenziali che devono stare necessariamente nel presepe. Il bue e l’asinello, capre, polli e galline, le cose dell’uomo e della natura, bilance, reti da pesche, banchi di ciabattino, cesti, vasi, tavoli, sedie, bottiglie, montagne di sughero e fiumi di carta stagnola, boschi impervi, dirupi e sentieri insidiosi interrotti da rapide scoscese alimentate da ingegni idraulici. A questo punto mi viene spontanea riproporre la domanda del grande Eduardo De Filippo al figlio Luca Cupiello: T PIAC U aPRSEPJ “. A voi piace il presepe? Il presepe di noi Montoriesi è fatto di rami di mandarini cadenti sulla capanna, di alloro profumato, di stradine brecciate, di muschio verde, morbido, pieno si aghi di pini e pigne colorate di verde scuro e marrone, il vischio quel rametto verde che invita a baci amorosi e, il pungitopo ornamento colorato fondamentale. Questo spazio topografico da senso alla nostra devozione che si trasforma in vera fede quando la notte del ventiquattro dicembre ci si ritrova nella nostra chiesa fredda ma calorosa di abbracci, baci e strette di mano che sprigionano il profumo d’ amore fraterno che si eleva come incenso alla gloria di Dio.  Mentre suonano le campane il tempo è sospeso e sul presepe scende il silenzio del mistero e la preghiera diventa più intensa perché si trasforma nell’umana realtà del tempo presente. Poi, il tempo dei magi che ci insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Troviamo anche noi un posto nel presepe, ma per trovarlo bisogna farsi piccoli piccoli.

il presepe che segue è stato realizzato con minuzia e ingegno da Dores Montanari

Subscribe to our newsletter!

About Author

Montorio nei Frentan(CB) - Italia

Nessun commento

    Lascia un commento